Con sentenza del 10 settembre 2015, la Corte d’appello di Roma confermava, anche se in parziale riforma, le condanne già intervenute in primo grado per le persone coinvolte in uno dei recenti scandali romani, forse il più amaro, ossia quello del giro di prostituzione, anche minorile, nel cuore del quartiere Parioli.
La condanna più pesante veniva inflitta a Mirko Ieni, l’uomo che secondo l’accusa aveva reclutato le ragazze, frequentanti il ginnasio, mettendo loro a disposizione un appartamento e un telefono per fissare gli incontri, nonché gestendo la contabilità del business. Ieni veniva condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione.
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Con la sentenza del 9 aprile 2013 n.1940 il Consiglio di Stato dichiarava la parziale illegittimità dell’ordinanza del Sindaco di Gavignano, con la quale veniva ordinata l’eliminazione di una serie di recinzioni di alcuni terreni agricoli, allo scopo di consentire il passaggio in quattro strade vicinali che attraversavano proprio quel terreno.
I giudici del secondo grado di giudizio osservavano come tre di tali strade non fossero più realmente identificabili e individuabili nella loro consistenza e, in ragione del fatto che in materia di strade vicinali agli elenchi stradali va riconosciuta natura meramente ricognitiva, non può essere ordinata la demolizione delle recinzioni posizionate dai privati su strade non più riconoscibili.
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All’alba del 31 marzo 2014 scattavano nel territorio di Segni 14 arresti, con altrettante ordinanze di applicazione di misure custodiali a carico degli appartenenti di due diverse organizzazioni criminali, operanti nelle aree di Segni ed Artena.
Gli arresti intervenivano all’esito di quella che veniva definita Operazione Pizzutella, dal nome di una varietà di uva molto diffusa nell’area interessata.
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Nel settembre 2012 il Tar del Veneto reintegrava nel proprio posto di lavoro uno dei Carabinieri accusati di aver partecipato allo stupro consumatosi nella caserma del Quadraro nel 2011.
Dopo l’accaduto e le conseguenti accuse elevate nei confronti dei Carabinieri presenti quella notte e colpevoli, secondo la donna, di una vera e propria violenza di gruppo, l’Arma aveva iniziato una procedura disciplinare che aveva portato al congedo, tra gli altri, di Cosimo Stano. Tuttavia, il Tar del Veneto consentiva allo stesso di essere reintegrato in servizio.
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