Il 3 settembre 2013 un uomo di 56 anni, incensurato, veniva arrestato per aver compiuto in meno di un’ora due rapine: la prima nella zona di Porta Furba, la seconda nella Piazza di Re di Roma.
L’arresto era eseguito dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile, che riuscivano a fermarlo e bloccarlo mentre si accingeva a salire in metropolitana presso la fermata della linea A Subaugusta. Una volta tratto in arresto, l’uomo non tardava a confessare anche altre rapine eseguite nel periodo precedente.
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Con sentenza del 4 ottobre 2010, la Corte dei Conti, II Sezione giurisdizionale centrale d’appello, rigettava l’impugnazione proposta da Pucci Faustino, ex vigile urbano in servizio presso il Comune di Rocca Priora, confermando la condanna al risarcimento dei danni in favore dell’amministrazione comunale, per averle sottratto nel periodo dal 1994 al 1999 il rimborso spese forfettario pagato dai responsabili di abuso edilizio.
In questo modo, alla sentenza penale e al licenziamento in tronco dell’appellante, seguiva anche la condanna da parte dei giudici contabili.
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A seguito di numerose indagini su quei fatti del 2013, che vedevano la morte improvvisa di un bimbo in asilo nido di Monte Porzio Catone, le autorità inquirenti non rilevavano alcuna responsabilità di quelle persone che avrebbero dovuto accudire e vigilare sulla salute di un bambino di appena un anno, lasciando i genitori in uno stato di disperazione in alcun modo lenito da una spiegazione razionale a tutto ciò, diversa dalla sola tragica volontà del destino.
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Con sentenza n. 756/2013, pronunciata il 19 settembre 2013, la Corte dei Conti – sezione giurisdizionale regionale per la Regione Lazio, ha condannato l’ex Sindaco del Comune di Nettuno, Alessio Chiavetta, nonché l’ex Direttore Generale dell’Ente, Gianluca Faraone, al risarcimento del danno erariale provocato proprio dalla nomina del Faraone a Direttore Generale.
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Il 23 giugno 2014 il Consiglio di Stato si pronunciava sull’impugnazione proposta avverso la sentenza del Tar del Lazio, depositata il 13 settembre 2013, riformando completamente quanto sostenuto dai giudici amministrativi del primo grado di giudizio in materia di quote rosa, e sottolineando al contrario la piena legittimità della formazione della Giunta comunale di Colleferro, formata da soli uomini.
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Il 22 novembre 2012 il Tar del Lazio dichiarava inammissibile il ricorso presentato dall’Avv. Pillitu, a nome dei firmatari dell’opposizione politica di Artena, volto ad ottenere l’annullamento delle elezioni del 2010, in virtù di presunte irregolarità nelle consultazioni e, segnatamente, in ragione dell’illegittima partecipazione della lista “Per Artena”, con candidato sindaco Vittorio Fiorentini.
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Lo scorso giugno sono state emesse dal Tribunale di Roma nove ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti che, secondo le investigazioni della Direzione Distrettuale Antimafia, farebbero parte di una organizzazione criminale avente come fonte di reddito principale il narcotraffico nella zona sud di Roma.
In particolare, detta organizzazione occuperebbe un ruolo di primo piano nello spaccio di sostanze stupefacenti e avrebbe le proprie sedi principali nei quartieri di Cinecittà e Tor Vergata.
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Nel luglio 2015 il Giudice per le Indagini preliminari presso il Tribunale di Velletri disponeva il rinvio a giudizio per un uomo di Carpineto Romano dell’età di 63 anni, con prima udienza per l’apertura del dibattimento fissata per il febbraio 2016.
L’accusa era quella di attentato alla sicurezza dei trasporti, per aver consentito il transito incontrollato di molti capi di bovini sul territorio del Comune di Carpineto Romano.
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Il 17 marzo 2014 un uomo residente a Colleferro, un Sottufficiale dell’Aeronautica Militare di cinquantatré anni, si costituiva presso il Commissariato di Colleferro riportando di avere ucciso poche ore prima sua moglie. L’uomo appariva in evidente stato di shock e, solo dopo aver ricostruito insieme a lui l’intero accadimento, gli agenti di polizia di Colleferro avevano la possibilità di riscontrare la veridicità del racconto e di effettuare l’amara scoperta del corpo della donna.
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Nel 2014 il Consiglio di Stato ha definitivamente scritto la parola fine sulla diatriba nata tra i Comuni di Frascati e Marino. Entrambi facenti parte dei castelli romani, erano stati messi in contrapposizione dalla riorganizzazione della sanità operata dalla Giunta Polverini, che aveva previsto la chiusura del pronto soccorso di Frascati in favore di quello di Marino.
Una decisione dapprima contestata innanzi al Tar e definitivamente annullata dal Consiglio di Stato, che ne ha sancito l’illegittimità.
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