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  • Il Professionista non può sottrarsi alle recensioni - Sentenza Tribunale di Roma

La Prostituzione dei Parioli

Condanne per le baby squillo dei ParioliCon sentenza del 10 settembre 2015, la Corte d’appello di Roma confermava, anche se in parziale riforma, le condanne già intervenute in primo grado per le persone coinvolte in uno dei recenti scandali romani, forse il più amaro, ossia quello del giro di prostituzione, anche minorile, nel cuore del quartiere Parioli.

La condanna più pesante veniva inflitta a Mirko Ieni, l’uomo che secondo l’accusa aveva reclutato le ragazze, frequentanti il ginnasio, mettendo loro a disposizione un appartamento e un telefono per fissare gli incontri, nonché gestendo la contabilità del business. Ieni veniva condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione.

Tra le persone condannate, anche la madre di una delle baby prostitute, sanzionata con sei anni di reclusione.

Un caso che ha fatto grande scalpore

La storia delle prostitute bambine dei Parioli, sin dal momento in cui emergeva, faceva il giro d’Italia, dalla carta stampata sino alle emittenti televisive, pronte a ricostruire i dettagli sordidi di una storia a tratti idonea a far venire la pelle d’oca.

Il clamore scoppiava nell’ottobre 2013 quando, a seguito di indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma  avviate in ragione della denuncia presentata dalla mamma di una delle due giovani ragazze, la notizia diveniva di dominio pubblico.

Una storia iniziata sui banchi del liceo

Tutto era incominciato sui banchi di un liceo classico di Roma, dove le due ragazze, una di 14 e l’altra di 15 anni avevano fatto amicizia. La più grande di loro un giorno aveva deciso di esplorare qualche strada per poter guadagnare dei soldi, così da poter comprare abiti nuovi e non aver problemi con cellulari e ricariche, unici drammi che a quell’età possono affliggere un’adolescente, e così, senza neanche rendersene conto, si trovava a cliccare su un annuncio on line in cui si promettevano lauti guadagni con poco lavoro.

È così che la quindicenne entrava nel circuito organizzato da Nunzio Pizzacalla, caporal maggiore dell’esercito, e Mirko Ieni, autista ed organizzatore di feste notturne.

In poche parole prostituzione… e le ragazzine ci provano

La grande opportunità di lavoro consisteva nel concedere il proprio corpo per denaro. E così, la giovane quindicenne decideva di provarci, viste anche le ingenti somme che le erano state promesse, e a poco a poco riusciva a convincere anche l’amica del cuore, che, sebbene all’inizio fosse un po’ imbarazzata e impaurita, alla fine riusciva a superare tutte le sue remore non appena resasi conto che, come emerso dalle intercettazioni, i clienti “erano tutti deficienti”.

Tra di loro vi erano professionisti, imprenditori e uomini d’affari dei Parioli, disposti a pagare anche 1.000 euro per un week end con le ragazze.

Gli incontri si svolgevano in un appartamento in Viale Parioli, preso in affitto proprio da Pizzacalla e Ieni, che provvedevano a tenere la contabilità dell’attività delle giovani e a trattenere la propria percentuale.

Inoltre, per assicurarsi che le ragazze non si tirassero indietro, questi custodivano dei video in cui erano nude e in atteggiamento provocatorio dinanzi all’obiettivo, che minacciavano di rendere pubblici.

Un’attività quotidiana con l’incoraggiamento di una madre

Ogni giorno, dopo la scuola, le ragazze si recavano presso l’appartamento per incontrare i propri clienti, anche due o tre al giorno, incassando fino a 600 euro in un pomeriggio.

In tutto ciò, una delle madri delle due, perfettamente consapevole di quanto stava accadendo, addirittura incoraggiava la figlia a continuare quell’attività così redditizia, insistendo anche nei casi in cui l’adolescente le diceva di non poter prostituirsi dopo aver fatto i compiti perché troppo stanca; a ciò la mamma aveva trovato una soluzione, dicendole di alternare i giorni dei compiti con quelli di “lavoro”.

Le indagini scaturite dalla denuncia dell’altra madre

L’attività investigativa incominciava grazie alla denuncia della madre dell’altra ragazza, che insospettita dall’enorme mole di messaggi su whatsapp scambiati tra la figlia e molti uomini, si recava presso la Procura per effettuare la segnalazione e sporgere la denuncia.

Le indagini venivano eseguite dal nucleo operativo dei carabinieri di Via in Selci, che ben presto si trovavano davanti uno scenario inquietante, in cui erano coinvolte decine di uomini e ragazzine che, da un lato sembravano pronte a tutto pur di avere dei soldi nel portafogli, dall’altro lato apparivano soltanto bambine che forse non comprendevano fino in fondo il significato di ciò che stavano facendo, trascinate in un caso dall’amica, nell’altro caso addirittura dalla mamma, in qualcosa più grande di loro.

Le intercettazioni delle ragazzine svelano tutti i retroscena

Subito le utenze delle ragazze venivano intercettate e, dalle telefonate ascoltate dagli inquirenti, diveniva lampante l’attività quotidiana svolta dalle due, nonché dell’opera di sfruttamento perpetrata in larga parte dallo Ieni, che in un’intercettazione addirittura pronunciava la frase “se non le sfrutto mo’ allora quando?”.

Emerge anche un giro di droga

Inoltre, non soltanto si parlava di prostituzione, ma vi era anche un giro di droga, specie di cocaina, che le giovani accettavano da uno dei loro clienti al posto del denaro. Basti pensare che la più grande delle due, quindicenne, stava perfino tentando di barattare la verginità di un’amica con 4 grammi di cocaina più cento euro.

Moltissime le intercettazioni. Dal commercialista Riccardo Sbarra, ascoltato mentre diceva ad una delle baby prostitute “tu mi piaci, adoro le lolitine”, fino all’ex finanziere Mauro Florani, marito della parlamentare Alessandra Mussolini, che invece chiedeva “domani a che ora ci vediamo”, lasciando intuire una certa abitualità degli incontri.

Tariffe e video compromettenti

Secondo quanto accertato dalle autorità investigative, le tariffe erano variabili, dai 100 fino ai 300 euro, ed una percentuale di esse finiva nelle tasche degli sfruttatori, che a loro volta, riprendevano all’insaputa di tutti gli incontri sessuali, per poter eventualmente utilizzare i video per ricattare i clienti, facoltosi uomini romani.

Tra le comunicazioni ascoltate anche quella tra la bambina e la mamma, in cui quest’ultima, nonostante la figlia le stesse comunicando di non farcela ad andare a scuola, poi fare i compiti e studiare e infine doversi prostituire, insisteva dicendo “allora devi fare una scelta…puoi alternare i giorni. Rifletti bene su questo aspetto della scuola per cortesia, perché sennò è inutile, io ti ritiro”.

In poche parole, un mondo sommerso in cui i bambini non sono più bambini e gli adulti non sono che carnefici pronti a sfruttare le stesse creature che hanno messo al mondo.

A giudizio per sfruttamento della prostituzione minorile

Al momento del processo, le sorti dei numerosi imputati si dividevano. C’era chi, come Mauro Floriani, sceglieva la via del patteggiamento e chi, al contrario, optava per la celebrazione del processo.

L’accusa principale contestata, spiegano gli Avvocati Penalisti, era quella di sfruttamento della prostituzione minorile, reato previsto dall’art. 600 bis c.p., che sanziona con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da 15.000 a 150.000 euro, chiunque recluta o induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto; nonché chiunque favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di età inferiore agli anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto.

La norma prevede poi che, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, anche solo promessi, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 1.500 a 6.000 euro.

Condannati gli organizzatori

Molte le condanne all’esito del processo. A Mirko Ieni veniva inflitta una condanna a dieci anni di reclusione e 60.000 euro di multa; sette anni di reclusione e 24.000 euro di multa venivano invece stabiliti per l’altro reclutatore, il caporal maggiore dell’esercito Nunzio Pizzacalla.

Oltre a loro venivano condannati anche il commercialista Riccardo Sbarra, accusato anche di detenzione e distribuzione di materiale pedopornografico, per il quale la pena inflitta ammontava a sei anni di reclusione e 30.000 euro di multa.

Condanne anche per i clienti e la madre

Anche i clienti venivano condannati. In particolare venivano inflitti quattro anni di reclusione a Mario Michael De Quattro, tre anni e quattro mesi a Marco Galluzzo, il quale si era reso responsabile anche della cessione di cocaina, un anno di reclusione a Francesco Ferraro e Gianluce Sammarone.

La mamma di una delle due ragazze, consapevole fin dal principio dell’attività della figlia, veniva condannata alla pena di anni sei di reclusione.

In Appello confermate quasi tutte le pene

Nel settembre 2015, la Corte d’appello di Roma, pronunciandosi sulle impugnazioni presentate dagli Avvocati Penalisti in difesa degli Imputati, confermava tutte le condanne, riducendo in parte quella a carico di Mirko Ieni, che veniva ridotta a 9 anni e 4 mesi di reclusione, a carico del commercialista Sbarra, che dovrà scontare 4 anni, nonché a carico del Ferraro e di Sammarone, condannati a un anno di reclusione con concessione dei benefici di legge della sospensione condizionale e della non menzione nel casellario giudiziario.

Una vicenda su cui dobbiamo riflettere

Le riflessioni che una storia del genere suscita sono molte, dal decadentismo della borghesia romana, fino al deserto morale di giovani a cui evidentemente non è mai stato trasmesso alcun principio di dignità e pudore.

Uomini adulti disposti a pagare per intrattenersi con bambine della stessa età delle figlie, con mogli a casa convinte della bontà e dell’unicità del proprio matrimonio, e donne pronte a vendere le proprie creature, pur di incassare bei soldi.

Una storia su cui ognuno di noi è chiamato a fermarsi e a riflettere in privato, per comprendere bene in che direzione stiamo andando. 

Tags: Diritto Penale, Sentenze, Parioli

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