Tentata violenza a minorenne a Rocca di Papa: il mostro in famiglia
Il 12 settembre 2015, dopo alcune ricerche svolte dai Carabinieri del luogo, è stato arrestato a Rocca di Papa un uomo di 49 anni, di nazionalità romena, residente presso la dependance di una villa del posto, ove lavorava come giardiniere.
L’uomo, accusato di tentata violenza sessuale, successivamente alla chiamata del 112 da parte della vittima, è stato immediatamente tradotto presso la casa circondariale di Velletri, per essere sottoposto alla convalida dell’arresto e alla successiva applicazione della custodia cautelare in carcere.
Con ogni probabilità, resterà in stato di restrizione sino al processo o comunque, come spesso avviene in questi casi, anche laddove venisse rimesso in libertà gli verrebbe imposto un divieto di avvicinamento alla persona offesa dal reato.
Violenza sui minori: il pericolo si nasconde spesso in famiglia
Non sempre all’interno del nucleo famigliare si è al sicuro, anzi, spesso il pericolo si nasconde proprio tra le mura domestiche.
Lo sa benissimo la ragazza di appena quattordici anni, arrivata dalla Romania per trascorrere qualche settimana con la mamma, che già si trovava in Italia e aveva ottenuto un impiego quale donna di servizio presso una famiglia di Rocca di Papa, la quale aveva fornito alla donna anche l’alloggio, consentendole di dividere la dependance dell’abitazione con il proprio compagno, giardiniere alle dipendenze della stessa famiglia.
Cercare fortuna all’estero lasciando i figli a casa
Come molte volte è avvenuto, persone in difficoltà economiche hanno lasciato i propri paesi d’origine per cercare fortuna in Italia, lasciando spesso i propri figli alle cure dei nonni restati in patria. E anche in questa vicenda era andata così; la mamma si era trasferita in Italia, affidando la sua bambina ai nonni e qui aveva anche trovato l’amore con un uomo proveniente anch’egli dalla Romania di quindici anni più grande.
Ogni tanto la figlia della donna veniva a trovarla, specie per i periodi di vacanza e di chiusura delle scuole, per trascorrere del tempo insieme, anche con il nuovo membro del nucleo famigliare. Fino a quando, il 12 settembre, accadeva qualcosa che interrompeva l’idillio.
Il tentativo di violenza da parte del compagno della madre
L’uomo, dopo aver instaurato un rapporto di fiducia reciproca con la figlioccia, le proponeva nel tardo pomeriggio di quel 12 settembre una passeggiata nei boschi che circondano Rocca di Papa, con lo scopo di farle ammirare il paesaggio e le bellezze del luogo ove lui e la madre stavano mettendo radici. All’improvviso, nel corso della gita, al momento dell’imbrunire, il patrigno si scagliava contro la ragazza, gettandola nella boscaglia e strappandole violentemente i vestiti di dosso, incominciando a palpeggiarla e mostrando tutte le sue reali intenzioni, ossia di portare a compimento una violenza sessuale.
Violenza che si evitava soltanto grazie alla pronta reazione della vittima, la quale, avvedutasi dei progetti del patrigno, riusciva a divincolarsi dalla presa del cinquantenne, riuscendo a scappare tra i boschi, quasi totalmente nuda a causa dei vestiti strappateli dall’uomo.
Nel panico, mentre correva, veniva avvistata da un passante il quale, pur non riuscendo a bloccarla per prestarle soccorso come avrebbe voluto, vedendo una giovane ragazza scappare disperata su una strada di campagna, allertava le forze dell’ordine, mentre la vittima riusciva nel frattempo a raggiungere la mamma.
I soccorsi alla vittima e la cattura dell’uomo
Una volta allertati, i Carabinieri della Stazione di Rocca di Papa si recavano immediatamente presso l’abitazione in cui si trovava la persona offesa, ove si accertavano delle condizioni della ragazza e la trasportavano in ospedale per tutte le cure e gli accertamenti del caso, visto anche l’evidente stato di shock in cui ella era.
Dopo ciò, i Carabinieri, coordinati e diretti dal capitano della Compagnia di Frascati Melissa Sipala, acquisita l’identità del cinquantenne cittadino romeno, incominciavano le ricerche dell’uomo, che nel frattempo si stava rifugiando nella macchia di Rocca di Papa.
Snidato dalla macchia di Rocca di Papa con uno stratagemma
Le forze dell’ordine adottavano uno stratagemma semplice ma efficace: non trovandolo nel luogo che era stato descritto dalla giovane, facevano allontanare una gazzella dei Carabinieri, mentre altri operatori in borghese restavano sul luogo, così da poter catturare l’uomo che, probabilmente tranquillizzato dall’uscita di scena dell’auto delle forze dell’ordine, sarebbe uscito allo scoperto.
E questo è ciò che accadeva, mentre il cinquantenne si accingeva a tornare verso casa uscendo dal proprio nascondiglio, veniva prontamente arrestato e portato presso il carcere di Velletri, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
La convalida dell’arresto
Ogniqualvolta si procede con un arresto in flagranza di reato, ovvero con un fermo, l’arrestato o il fermato dovrà essere posto a disposizione del pubblico ministero, il quale potrà sentirlo ed eventualmente chiedere la convalida dell’arresto o del fermo al Giudice per le indagini preliminari, che a sua volta dovrà decidere entro 48 ore. I tempi sono molto stretti e l’intervento del giudice si rende necessario al fine di garantire che tali misure precautelari, le quali comportano una privazione della libertà personale, siano state applicate secondo i modi e nei casi previsti dalla legge.
Deve sempre essere tenuto a mente che l’art. 13 Cost. autorizza la privazione della libertà personale di un individuo solamente nei casi e nei modi stabiliti dalla legge, con provvedimento dell’autorità giurisdizionale, introducendo in materia una doppia riserva di legge.
Le misure cautelari per proteggere la persona offesa
Accade poi molto spesso che in seguito al fermo o all’arresto, che di per sé sono misure con un’efficacia temporalmente limitata, il pubblico ministero chieda al Gip l’applicazione di una misura cautelare custodiale, tra gli arresti domiciliari e la custodia cautelare in carcere o in ospedale psichiatrico. In questo modo l’indagato passerà dalla restrizione derivata dall’arresto o dalla sottoposizione a fermo alla restrizione per l’applicazione di una misura cautelare, senza soluzione di continuità.
Quando si procede poi per reati che attengono alla violenza sessuale, disciplinata dall’art. 609 bis c.p. che dispone la pena della reclusione da cinque a dieci anni, spesso si applica la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, ovviamente solo nei casi in cui non si ritenga necessario procedere direttamente alla custodia cautelare.
Tentata violenza e sconti di pena
Il caso sopra descritto si differenzia parzialmente da quelle che sono le previsioni di cui all’art. 609 bis c.p., in quanto non stiamo parlando di un reato consumato, bensì di un tentativo di commettere un reato.
A tal proposito, l’ art. 56 c.p. stabilisce che chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco alla commissione di un delitto, risponde di delitto tentato se l’azione non si compie o l’evento non si verifica; il colpevole è punito con la pena non inferiore a dodici anni se il reato è punito con l’ergastolo, mentre negli altri casi è punito con la pena prevista per il delitto in oggetto, diminuita da un terzo a due terzi.
In sostanza, quando il reato è solamente tentato e non viene portato a compimento, per cause indipendenti dalla volontà dell’autore, sarà applicato un considerevole sconto di pena rispetto alla fattispecie principale e a quanto sarebbe stato previsto in caso di consumazione completa.
Certamente, da un punto di vista morale ed etico, ciò che spaventa è la vicinanza di vittima e carnefice. Si giunge perfino ad assistere a episodi di violenza carnale tra consanguinei, ma anche un episodio di violenza tra patrigno e figlioccia non suscita meno scalpore e meno ripugnanza.
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