Giovane arrestato per spaccio di stupefacenti a Labico

Labico spaccio stupefacentiIl 12 febbraio 2015 i Carabinieri della Stazione di Labico procedevano all’arresto di un giovane ragazzo del paese di ventuno anni, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri chiedeva che l’arresto venisse convalidato e che venisse disposta nei confronti del ragazzo la misura cautelare della custodia in carcere; richieste entrambe accolte dal Giudice per le indagini preliminari di Velletri.

Un piccolo paese con forti problemi di droga

Nel paese di Labico, nonostante le piccole dimensioni, il problema del consumo di droga si pone come urgente e attuale, non essendo isolati gli episodi riferibili al mercato degli stupefacenti. L’arresto sopra detto non è l’unico eseguito nel corso del 2015 dai Carabinieri e ciò è certamente sintomatico della presenza sul territorio di gruppi organizzati inseriti nel mercato della droga, che evidentemente riescono a procurarsi un profitto dalla vendita di questa agli abitanti del luogo, specie ai giovani.

Non v’è dubbio che il rapporto domanda – offerta sia il medesimo che si verifica per la vendita di tutte le altre merci legali: non vi sarebbe offerta senza una domanda da parte della popolazione e, di conseguenza, ne possiamo dedurre che a Labico l’utilizzo di sostanze stupefacenti riguarda un numero importante di abitanti, sebbene siano in totale soltanto 6.000 circa.

Non solo Labico ma anche i comuni limitrofi

Certo, è sicuramente vero che quando vi è un mercato particolarmente florido, di solito non tutti gli “utenti” appartengono allo stesso paese, essendo certamente coinvolti anche comuni limitrofi e, forse, perfino zone più vicine alla Capitale, ma, per dirla con i detti popolari sempre evocativi ed esaustivi, non c’è fumo senza fuoco; a Labico è probabile che si consumi molta droga.

Il ventunenne arrestato è solo uno degli anelli della catena relativa al mercato delle sostanze stupefacenti.

Le indagini e l’arresto del giovane labicano

L’arresto di cui si è detto interveniva all’esito di una stringente attività di investigazione, eseguita proprio dai Carabinieri del luogo, che già da tempo tenevano sotto osservazione il giovane ragazzo di Labico, non estraneo a contattiun po’ troppo stretti con il mercato dello stupefacente.

Le indagini si concretizzavano in attività di osservazione e pedinamento, grazie alle quali veniva resa possibile la ricostruzione di tutti i movimenti dell’indagato e di tutte le sue frequentazioni. Del resto, in un paese così piccolo non è difficile essere a conoscenza degli spostamenti degli abitanti, conoscendosi un po’ tutti e non essendovi molte vie di fuga per sottrarsi eventualmente alle forze dell’ordine.

Trovato in possesso di quasi un chilo di hashish

Dopo aver chiarito che il giovane era certamente coinvolto in attività illecite, i Carabinieri effettuavano un’operazione diretta all’arresto del ventunenne, in località Colle Spina. Il ragazzo veniva trovato in possesso di quasi un chilogrammo di droga, nello specifico si trattava di 900 grammi di hashish, suddivisi in panetti e pronti per essere confezionati e messi sul mercato in forma di dosi singole.

L’interessato veniva quindi immediatamente tratto in arresto e condotto presso la casa circondariale di Velletri, ove rimaneva a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per essere sentito e per la successiva udienza di convalida dell’arresto. In questi casi infatti, quando si procede all’arresto in flagranza di reato, entro le successive 48 ore il pubblico ministero dovrà formulare al Gip istanza di convalida dell’arresto; il giudice per le indagini preliminari a sua volta fisserà l’udienza entro le successive 48 ore e, dopo aver sentito gli operanti e l’arrestato, deciderà se le operazioni sono state eseguite o meno correttamente e se vi fossero effettivamente i presupposti per procedere all’arresto.

L’arresto in flagranza di reato: come funziona

L’art. 380 c.p.p. prevede che gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria procedano all’arresto di chiunque è colto in flagranza di delitto non colposo consumato o tentato per il quale la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a venti anni. Anche fuori da tali casi, l’arresto in flagranza è previsto anche in una serie di ipotesi puntualmente indicate dal secondo comma della norma, tra cui rientrano anche i delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope puniti a norma dell’art 73 del d.P.R. 309/1990.

Solo ove ricorrano tali presupposti l’arresto potrà dirsi correttamente eseguito e potrà essere convalidato dal giudice, il quale dovrà poi verosimilmente anche decidere sulla richiesta di applicazione di una misura cautelare, usualmente avanzata dal pubblico ministero unitamente alla richiesta di convalida.

Nel caso di specie, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri convalidava l’arresto, ritenendolo correttamente eseguito, e accoglieva l’istanza del sostituto procuratore relativamente all’applicazione della custodia cautelare in carcere, che veniva effettuava presso la casa circondariale di Velletri.

I reati di droga: cosa prevede la nostra legislazione

Il giovane ventunenne veniva perseguito per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Si tratta di un delitto previsto e punito dall’art. 73 d.P.R. 309 del 1990, che disciplina la produzione, il traffico e la detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Esso prevede la pena della reclusione da sei a venti anni e della multa da 26.000 euro a 260.000 euro per chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope.  Alla pena stessa pena soggiace chi importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque illecitamente detiene: a) sostanze stupefacenti o psicotrope che per quantità, in particolare se superiore ai limiti massimi indicati con decreto del Ministro della salute emanato di concerto con il Ministro della giustizia sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento nazionale per le politiche antidroga-, ovvero per modalità di presentazione, avuto riguardo al peso lordo complessivo o al confezionamento frazionato, ovvero per altre circostanze dell'azione, appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale; b) medicinali contenenti sostanze stupefacenti o psicotrope elencate nella tabella II, sezione A, che eccedono il quantitativo prescritto. In questa ultima ipotesi, le pene suddette sono diminuite da un terzo alla metà.

La riduzione della pena per modica quantità

Il quinto comma di tale articolo introduce tuttavia una riduzione di pena, della reclusione da sei mesi a quattro anni e della multa da 1.032 a 10.329 euro, per chiunque commetta fatti previsti dalla norma che, per i mezzi, la modalità o le circostanze dell'azione ovvero per la qualità e quantità delle sostanze, siano da considerarsi di lieve entità.

La riduzione è applicata anche se gli stessi fatti sono commessi da persona tossicodipendente o da assuntore di sostanze stupefacenti o psicotrope; in questo caso il giudice, con la sentenza di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, su richiesta dell'imputato e sentito il pubblico ministero, qualora non debba concedersi il beneficio della sospensione condizionale della pena, può applicare, anziché le pene detentive e pecuniarie, quella del lavoro di pubblica utilità di cui all'articolo 54 del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, secondo le modalità ivi previste.

Il lavoro di pubblica utilità come valida alternativa al carcere

Con la sentenza il giudice incarica l'ufficio locale di esecuzione penale esterna di verificare l'effettivo svolgimento del lavoro di pubblica utilità e questo riferirà periodicamente al giudice. In caso di violazione degli obblighi connessi allo svolgimento del lavoro di pubblica utilità, su richiesta del pubblico ministero o d'ufficio, il giudice che procede, o quello dell'esecuzione, tenuto conto dell'entità dei motivi e delle circostanze della violazione, dispone la revoca della pena con conseguente ripristino di quella sostituita; avverso tale provvedimento di revoca è ammesso ricorso per cassazione, che non ha effetto sospensivo. Deve ricordarsi che il lavoro di pubblica utilità può sostituire la pena per non più di due volte.

Una politica repressiva contro la droga combattuta con pene forse sproporzionate

Come visto le pene applicate quando si parla di detenzione e spaccio di stupefacenti, specie se non si rientra nell’alveo del fatto di lieve entità di cui al quinto comma dell’art. 73 citato, sono estremante elevate, forse anche sproporzionate se si tiene conto dell’intero sistema codicistico e delle pene molto più modeste previste per reati di pari gravità. Senz’altro il legislatore ha voluto adottare una politica repressiva nei confronti dello spaccio di sostanze stupefacenti; tuttavia, bisogna comunque tener conto della necessaria proporzione che deve sussistere tra fatto commesso e pena irrogata.

Non a caso il simbolo della giustizia oltre alla spada contempla la presenza della bilancia.

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