Frascati, truffatori si approfittavano della solidarietà

Frascati truffa onlusNel febbraio 2015, la sera prima di San Valentino, mentre le coppie di tutto il territorio si preparavano a festeggiare la festa degli innamorati tra cenette a lume di candela e cioccolatini da scartare, gli agenti della polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Frascati si accingevano ad arrestare due persone, di origine napoletana, che dell’amore avevano fatto un uso distorto, facendo leva sulla generosità d’animo delle donne e degli uomini che si imbattevano sul loro cammino, estorcendo loro denaro con l’inganno.

Una truffa utilizzando il nome di una onlus ignara

A tutti noi è senz’altro capitato di vedere, camminando, uno stand per la raccolta di fondi per una o per un’altra associazione; ci è capitato di fermarci, di ascoltare le ragioni di quelle persone che con tanta enfasi ci spiegavano cosa avrebbero voluto fare con le somme raccolte e come avrebbero potuto aiutare persone in difficoltà e, alla fine, di lasciare un piccolo contributo, andando via con la coscienza un po’ più a posto per quel gesto di generosità che ogni tanto si rende necessario per rimetterci in pace con noi stessi e con il nostro egoismo spesso

Tuttavia, non sempre è possibile avere la certezza di chi si ha di fronte. Non l’hanno avuta certamente i cittadini di Frascati, tra cui molti negozianti, caduti nella truffa messa in atto da due ragazzi napoletani, di 32 e 35 anni, che per mesi, prima dell’arresto come detto avvenuto nel febbraio del 2015, avevano raccolto fondi per l’associazione C.A.I.L.G. – Centro Assistenza Infanzia Leucemica & Geriatrica.

Fare leva sul dolore: un copione collaudato

Questi operavano principalmente nei comuni di Frascati e Grottaferrata, ove si trova la popolazione più benestante di tutti i castelli romani, concentrando la loro attività nei luoghi in cui le persone sono più sensibili a certi argomenti e più esposte al senso di colpa per una vita sana e felice, ossia gli ospedali e le case di cura.

All’uscita di un edificio in cui si è appena vista la sofferenza, magari di una persona cara, si è certamente più recettivi rispetto a richieste di donazioni per bambini malati di leucemia e proprio di questo stato d’animo si approfittavano i due truffatori.

Raggirati anche i negozianti di Frascati

Peraltro questi, non ancora soddisfatti, avevano anche organizzato una raccolta di somme donate dai negozianti del luogo, a cui avevano dettagliatamente illustrato tutti i benefici che avrebbero potuto recare ai malati mediante l’acquisto di questo o quel macchinario.

Tutto appariva perfettamente in ordine agli occhi degli ignari donatori: i ragazzi erano dotati di pettorina dell’associazione, nonché di materiale informativo, di spillette, di calendari e, addirittura, rilasciavano regolare ricevuta al momento in cui incassavano il danaro, fornendo tutte le indicazioni del caso per poter scaricare dalle tasse la donazione effettuata, dando un’immagine di piena affidabilità e serietà dell’iniziativa in corso.

Ma non sempre ciò che appare è ciò che è.

I primi sospetti, le segnalazioni dei cittadini e l’amara scoperta della truffa

Dopo diversi mesi di raccolta fondi, alcuni cittadini, probabilmente insospettiti dalla perdurante presenza di tali uomini all’uscita dell’ospedale, nonché lungo le corsie o per le vie del paese, effettuavano una segnalazione alla Polizia di Stato, che iniziava a fare le prime verifiche sull’associazione per conto della quale i due partenopei sostenevano di operare.

All’esito della prima analisi, gli operatori di Polizia del Commissariato di Frascati si avvedevano immediatamente della truffa perpetrata, essendo l’associazione indicata, ossia quella per l’assistenza a bambini malati di leucemia, inattiva dal 2005.

Uno degli interessati risultava inoltre avere dei precedenti penali relativi sempre alla commissione di reati contro il patrimonio, non essendo evidentemente nuovo a tale modus operandi.

Sequestrato il materiale utilizzato per l truffa e il denaro raccolto

Nell’operazione condotta lo scorso 14 febbraio, coordinata dal Commissario di Frascati pamela De Giorgi, veniva sequestrato tutto il materiale relativo alla finta associazione, ivi compresi i ritagli di giornale relativi e ai risultati raggiunti grazie alle associazioni a sostegno dell’assistenza ai malati leucemici che i due uomini usavano mostrare lungo le corsie dell’ospedale al fine di convincere a fare piccoli versamenti.

Si pensi che sul tavolo dello stand era presente la somma di euro 650, prontamente sequestrata dalle forze di Polizia, consistente nel guadagno ottenuto in una sola giornata di lavoro. Grazie ai piccoli importi donati da ciascuno, al termine della raccolta quotidiana il guadagno per i truffatori raggiungeva anche cifre molto elevate.

L’associazione di volontariato inattiva e del tutto ignara

Secondo quanto emerso dall’attività investigativa, l’associazione C.A.I.L.G., realmente esistente a Napoli ed inattiva dal 2005, nulla sapeva in ordine all’utilizzo del proprio nome in zona castelli romani, né era a conoscenza della sottrazione di gadget e materiale appartenete all’associazione per gli scopi truffaldini perseguiti dai due uomini, che evidentemente agivano in proprio.

Una truffa in piena regola che, come va ricordato, è reato previsto dall’art. 640 c.p. il quale statuisce la pena della reclusione da sei mesi a tre anni, oltre la multa da 309 a 1549 , chiunque con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno; si tratta di delitto punibile a querela della persona offesa.

Le misure immediate: foglio di via per uno dei due napoletani

In seguito allo smascheramento della truffa, il Commissariato di Frascati ha disposto il foglio di via per un periodo di due anni nei confronti di uno dei due uomini napoletani, che non potrà quindi circolare nel territorio del tuscolano per i prossimi due anni.

Si tratta di una misura prevista dal d.lgs. 159/2011, che può essere adottata nei confronti di persone che debbano ritenersi abitualmente dedite ai traffici delittuosi, di coloro che vivono con i proventi di attività delittuose e, infine, nei confronti di coloro che sono dediti alla consumazione di reati che offendono l’integrità fisica o morale dei minori, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica.

In questi casi il questore, o un funzionario delegato, può inibire a tali persone di ritornare in un luogo determinato per un periodo non superiore ai tre anni, emettendo un foglio di via obbligatorio che impone di tornare alla propria città di residenza. Da quel momento il soggetto destinatario del provvedimento non potrà ritornare nel posto incriminato senza la previa autorizzazione del questore.

Speculare sul dolore altrui: un crimine particolarmente spregevole

L’illegalità è sempre contraria agli interessi della collettività.

Ma non tutti i reati sono uguali. Non tutti gli illeciti ledono pari interessi. Ve ne sono alcuni che, per le modalità con cui sono commessi e per il bene giuridico che offendono, sono odiosi più di altri.

Tra questi rientra certamente la truffa, che già di per sé in linea di massima offende la buona fede delle persone, traendole in inganno e spingendole ad agire in un certo modo sulla base di una fala rappresentazione della realtà. Ma è ancora peggio se al fine di trarre profitto per sé si fa leva su sentimenti di solidarietà e generosità, nonché sulle debolezze di coloro che hanno a che fare con la sofferenza, approfittando quindi di uno stato d’animo di vulnerabilità e maggiore sensibilità a certi argomenti.

C’è un limite dinanzi al quale anche un truffatore si dovrebbe fermare. È un limite rappresentato dalla coscienza, dalla consapevolezza di non poter usare il dolore di chi realmente vede i propri figli ammalarsi di leucemia e ha necessità di aiuto nell’assisterli.

Viene da pensare che vi sia molta più dignità in una rapina in banca che in questo tipo di reati. Per lo meno non si inganna la buonafede delle persone e non si produce il terribile effetto della diffidenza.

Un danno grave per chi opera correttamente

È a causa di storie come queste se a volte di fronte a chi ci chiede aiuto ci voltiamo dall’altra parte e tiriamo dritto. È proprio per la paura che non sia vero ciò che ci viene prospettato e per il timore di essere ingannati.

Alla fine dei conti sono le associazioni che realmente chiedono un aiuto destinato a chi ne ha bisogno ad essere danneggiate da tutto questo.

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