Ventiquatrenne denunciato per ricettazione a Gorga

sgorga ricettazioneIl 19 dicembre 2013 veniva elevata l’accusa di ricettazione nei confronti di un giovane di Gorga, di 24 anni, che veniva denunciato in stato di libertà dai Carabinieri della stazione del paese, di cui tra l’altro era stata paventata la definitiva chiusura, congiuntamente con i Carabinieri della vicina Sgurgola.

Il capo di imputazione veniva formulato in seguito alle indagini svolte dagli stessi Carabinieri con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone.

Piccoli reati che si consumano nell’apatia paesana di Gorga

Uno degli stati d’animo che più caratterizza posti come il paese di Gorga, specie se hai meno di cinquant’anni, è la noia. La noia pervade tutte le attività quotidiane, che scorrono lente in attesa che sia buio, ovvero in attesa della prossima sagra che rianimerà il Comune e spingerà vecchi parenti che vivono ormai nelle grandi città a tornare da genitori e nonni per passare insieme qualche ora.

È necessario un obiettivo, un lavoro o un corso di studi che dia la sensazione di andare verso qualcosa, di dirigersi verso uno scopo da realizzare, così da rendere significative le giornate trascorse in un luogo in cui risiedono settecento anime o poco più.

Si tratta di una condizione che può certo risultare ideale, e anzi addirittura perfetta, per chi è abituato a ritmi di vita lenti, lontano dal tram tram stressante e alienante delle grandi città capoluogo di regione e per chi, nato e cresciuto in questi luoghi, non saprebbe neppure immaginare una vita altrove, un altro posto ove crescere i propri figli.

Non tutti però trovano il loro habitat naturale in luoghi di siffatta natura. Vi sono persone a cui un piccolo borgo può andare stretto. Ciò capita in particolar modo quando si è giovani e proprio non si riesce a trovare uno svago per quelle serate che, ad una certa età, dovrebbero essere dedicate soltanto alla baldoria e al divertimento. A volte è difficile anche riuscire ad avere la possibilità economica per permettersi certi svaghi.

Una bravata dalle conseguenze imprevedibili

Nella monotonia e nel tedio più totale, un valido diversivo può essere rappresentato da qualche piccolo crimine, senz’altro con offensività ridotta, ma che comunque mette in moto la macchina giudiziaria e attiva un procedimento che può portare l’autore dei fatti a processo.

Questo è ciò che è accaduto ad un ragazzo di Gorga, il quale ha visto svilupparsi le conseguenza di una bravata sino a ricevere una denuncia da parte dei Carabinieri per l’utilizzo di un telefono cellulare risultato rubato.

Il cellulare ritrovato a seguito di una perquisizione

L’attività investigativa era svolta dai Carabinieri del vicino paese di Sgurgola, coadiuvati dai colleghi di Gorga, che in quel periodo erano in attesa di notizie sul loro futuro, vista la paventata ipotesi di chiudere definitivamente la stazione di Gorga.

Decisiva al fine di raccogliere quelle risultanze istruttorie necessarie per la celebrazione di un processo e l’elevazione di un capo di imputazione era la perquisizione domiciliare eseguita nel dicembre 2013 proprio dai Carabinieri di Sgurgola, i quali agivano su mandato sottoscritto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone. È proprio all’esito dell’attività di perquisizione veniva rinvenuto il telefono cellulare di cui era stato precedentemente denunciato il furto.

Il ragazzo pertanto veniva denunciato in stato di libertà per il delitto di ricettazione, in attesa dell’esercizio dell’azione penale da parte del sostituto procuratore incaricato e dell’eventuale rinvio a giudizio.

La ricettazione: un grave reato spesso sottovalutato

Per quanto possa sembrare un fatto di scarsa importanza che mai e poi mai meriterebbe pene severe, il delitto che si configura in questi casi è tutt’altro che irrilevante, essendo la ricettazione uno dei reati più gravi contro il patrimonio.

Esso è previsto e punito dall’art. 648 c.p., il quale sanziona con la pena della reclusione da due a otto anni e con la multa da 516 euro a 2329 euro chi, fuori dei casi di concorso nel reato, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare. La pena è aumentata quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da delitti di rapina aggravata ovvero di furto aggravato.

Tuttavia, il secondo comma della norma introduce una mitigazione della pena nei casi in cui il fatto sia di particolare tenuità; in tal caso si applica infatti la pena della reclusione fino a sei anni e della multa fino a 516 euro.

Ricettazione e Incauto Acquisto: una fondamentale differenza

Tale delitto presenta una struttura particolare in quanto presuppone che sia stato precedentemente commesso un reato cui l’autore della ricettazione non ha partecipato (poiché in quella ipotesi risponderebbe di concorso nel reato già consumato). Non è necessario che il c.d. delitto presupposto sia stato accertato con sentenza passata in giudicato ai fini della configurazione del reato di cui all’art. 648 c.p., essendo sufficiente che il fatto delittuoso risulti dagli atti del processo e che il suo compimento si sia esaurito prima del momento di inizio della condotta di ricettazione.

Prima di avanzare una contestazione del reato di ricettazione è però fondamentale accertarsi che il fatto per cui si procede non sia riconducibile al meno grave reato contravvenzionale previsto dall’art. 712 c.p., quello dell’incauto acquisto. Quest’ultimo punisce con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda non inferiore a dieci euro chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato.

Reati simili ma dalle conseguenze radicalmente diverse

Come appare evidente si tratta di reati che, sebbene profondamente diversi sotto il profilo della gravità e della pena irrogata, si pongono come estremamente simili dal punto di vista della condotta. La sola linea di discrimine è data dall’elemento soggettivo.

E infatti, in entrambi si ha che fare con la ricezione di una cosa proveniente da reato (ad es. una cosa oggetto di furto), ma affinchè si configuri la ricettazione è necessario avere la certezza, o comunque un dubbio consistente, che si stia acquistando o occultando o ricevendo qualcosa proveniente da altro reato.

Nell’ipotesi in cui, viceversa, si abbia soltanto un lontanissimo sospetto, o anzi non si sia colpiti neppure da dubbio, si configurerà invece la molto meno grave e afflittiva contravvenzione dell’incauto acquisto.

Come è facilmente intuibile si tratta di un accertamento non certamente agevole. In un processo è sempre molto più semplice ricostruire il fatto che non indagare l’animo umano. In fondo, anche di fronte ad una sentenza passata in giudicato non si avrà mail la certezza di aver fatto la cosa giusta.

Una bravata giovanile che può trasformarsi in un marchio perpetuo

Il caso di specie dà tutta l’idea di come da una sciocchezza giovanile, per qualunque motivo essa sia commessa, possono nascere delle conseguenze estremamente gravi.

La superficialità, e talvolta anche la mancata conoscenza, impediscono di rendersi conto che una condanna per ricettazione significherebbe un marchio ben stampato nel certificato penale, a meno di non ricondurre il tutto ad una condanna inferiore a 24 mesi, con concessione della sospensione condizionale della pena e il beneficio di non menzione nel certificato penale.

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