L'omicidio di O'Micillo a Nettuno: arrestato il boss
È del febbraio 2015 l’esecuzione dell’ennesimo provvedimento emesso in relazione alla vicenda dell’omicidio di Modesto Pellino, verificatasi a Nettuno il 24 luglio 2012. Questa volta è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Raffaele Dell’Annunziata, tratto in arresto nella zona di Caivano.
Il venticinquenne è stato solo l’ultimo dei soggetti catturati da quel 2012 per il concorso nell’omicidio di uno dei 100 soggetti latitanti più ricercati, consumatosi in un contesto di faide tra clan camorristici operanti e con sede principale nei Comuni di Napoli e Caserta. Già altri tre pluripregiudicati erano stati tratti in arresto poco dopo l’omicidio, per cui il Dell’Annunziata appare l’ultimo della lista; sembrerebbe lui l’esecutore materiale che è apparso nelle riprese video analizzate dalla DIA.
Un assassinio in puro stile camorristico
L’assassinio del Pellino si consumava nel luglio del 2012 secondo le classiche modalità dell’agguato mafioso: egli veniva avvicinato in pieno giorno da un ragazzo travisato, il quale, dopo averlo chiamato, lo freddava con otto colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata. Erano le 17.40 e la vittima cadeva in terra nella Piazza Garibaldi di Nettuno, priva di vita, ove restava sino all’intervento delle forze di polizia, che una volta rinvenuto il cadavere procedevano alla sua identificazione.
La vittima fra i 100 latitanti più pericolosi in Italia
Modesto Pellino non era certo una persona raccomandabile caduta sotto il fuoco di disonesti e criminali. Era conosciuto nell’ambiente con il soprannome di O’ Micillo e rappresentava il “luogotenente” del Clan Moccia di Afragola nella zona di Nettuno, ossia il referente per l’espansione del dominio territoriale del clan. Controllava ogni attività illecita per conto di una delle famiglie camorristiche più potenti; il particolare, il clan operava nelle aree di Caivano, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore, tutti comuni campani.
Il Pellino si era trasferito a Nettuno nel gennaio 2012, proprio per procedere alla riorganizzazione dell’attività dei vari gruppi camorristici con interessi prevalenti nell’hinterland napoletano, assumendo il ruolo di “Testa di Ponte” al fine di consentire l’espansione degli interessi criminali del clan anche all’area di Nettuno.
Al momento in cui veniva ucciso si trovava sottoposto alle misure di sorveglianza speciale e già in passato aveva vissuto periodi da latitante; si pensi che quando veniva arrestato nel 2010, dopo due anni di latitanza egli era inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia.
Le complesse indagini portano in breve tempo all’individuazione dei presunti colpevoli
Si è trattato di un agguato alquanto complesso, organizzato nei minimi dettagli, non potendosi rischiare che questo andasse a vuoto, come emerso dalle ricostruzioni e dalle indagini coordinate dalla DDA di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia, in persona del Procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Il primo passo veniva fatto da una donna, poi accusata di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (reato previsto dall’art. 437 bis c.p.), la quale prendeva in affitto un appartamento sito in Via Bolzano, a Nettuno, assieme ad un altro uomo, spacciandosi per una coppia in vacanza, mentre in realtà l’abitazione avrebbe costituito un appoggio per i tre affiliati che avrebbero dovuto procedere all’agguato, i quali, non appena compiuto l’omicidio, si affrettavano a lasciare la casa. Sfortunatamente per loro, l’uomo intento ad estrarre la pistola e a sparare gli otto colpi che fulminavano O’ Micillo veniva ripreso da una telecamera posta nella piazza e diretta verso l’ingresso di uno dei tanto esercizi commerciali.
Successivamente, l’attività investigativa della Squadra Mobile di Roma consentiva di giungere al fermo dei tre affiliati che avevano partecipato all’omicidio, grazie al rilevamento delle impronte digitali di uno dei tre sul wc dell’appartamento affittato dalla donna con lo scopo di avere una base di appoggio per il gruppo di fuoco, nonché grazie ai residui di polvere da sparo rintracciati sui vestiti trovati nell’appartamento e alle tracce biologiche di dna prelevate da uno spazzolino anch’esso presente nella medesima abitazione.
A ciò si aggiungevano le intercettazioni ambientali e quelle telefoniche attivate prima dell’agguato a Nettuno, dalle quali emergeva conversazioni continue tra i tre affiliati in trasferta e la base rimasta a Caivano.
La guerra per il predominio a Nettuno alla base dell’omicidio
I superiori riscontri investigativi, di per sé costituenti già un panorama indiziario di una certa consistenza, venivano poi integrati e avvalorati dalla posizione apicale nell’ambito del clan assunta dai presunti assassini dopo l’uccisione del Pellino, a conferma di quali fossero gli obiettivi reali di tale agguato, ossia eleminare uno dei vertici allo scopo di subentrare nella gestione criminale.
Nel giro di pochi giorni essi riuscivano a raccogliere l’eredità lasciata da O’Micillo, sostituendosi alla gerarchia precedente nell’ambito dello spaccio di droga, nonché nella gestione delle estorsioni, e raggiungendo in brevissimo tempo l’importante ruolo di ago della bilancia delle dinamiche criminali del luogo, tanto da rappresentare un punto di riferimento anche per altri gruppi criminali della zona, che a loro si rivolgevano per nascondere armi, avere un appoggio nella commissione di delitti e per nascondere i propri latitanti.
I primi fermi senza un autore materiale
Per i fatti sopra esposti, tre persone sono state fermate dalla Squadra Mobile di Roma già nel 2012, grazie all’attività investigativa sopra descritta, che ha permesso di procedere al fermo prima e alla custodia cautelare poi, di tali pluripregiudicati appartenenti anch’essi a clan camorristici.
Tuttavia, nell’immediatezza dei fatti non era stato possibile individuare con certezza l’autore materiale dell’assassinio, in quanto, benché fosse stato ripreso da un sistema di video sorveglianza installato all’entrata di un esercizio commerciale, il travisamento del volto non aveva consentito un’identificazione precisa e certa, ragion per cui si sono rese necessarie delle indagini ulteriori.
Nel 2015 l’identificazione del presunto autore materiale
Soltanto nel febbraio 2015 è stato possibile eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere di colui che è stato identificato come Raffaele Dell’Annunziata, presunto autore materiale dell’omicidio. Ciò è avvenuto grazie alla collaborazione tra gli agenti della DDA di Roma e i colleghi di Napoli, che già nel 2013 aveva permesso di sequestrare 4 pistole e un fucile Ak 47, rinvenuti nel giardino di una scuola di Caivano.
A tutti è stato contestato il reato di omicidio aggravato dall’art. 7 legge 203/91, il quale stabilisce che per i delitti punibili con pena diversa dall’ergastolo commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis c.p. (associazione a delinquere di stampo mafioso), ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, la pena è aumentata da un terzo alla metà.
Mafia e Camorra non sono fenomeni circoscritti
Episodi come quello che ha visto morire Modesto Pellino sotto i colpi di un’arma da fuoco accadono ogni giorno. Ciò a cui non siamo abituati è la location dell’omicidio, che si solito è costituita da altre zone d’Italia, in cui tali vicende vengono relegate alla cronaca locale e definite come “normali”.
Quando invece fatti di siffatta natura si verificano in luoghi insospettabili, magari alle porte di casa nostra, allora cominciamo ad avvertire il problema, cominciamo a sentire il peso di qualcosa che sino ad allora non ci aveva mai preoccupato, perché, sbagliando, non lo avevamo mai percepito come nostro.
Quello che avviene in Campania, o in Sicilia, o in Calabria, non ha che fare con noi, cosa c’entriamo noi con le faide e le battaglie di quattro criminali che facendosi fuori l’uno con l’altro ci fanno anche un favore?
Questo è il pensiero comune. Ma credere che si tratti di fenomeni relegati a poche aree e circoscritti è superficiale, oltre che ottimista e sbagliato. Questi fenomeni ci appartengono ed è per questo che dobbiamo quotidianamente fare in modo che la lotta alle associazioni di stampo mafioso sia attiva in ogni luogo, anche il più insospettabile.
Tags: Nettuno