Consulenti nel Processo del Lavoro
Come in qualsiasi altro processo, anche in quello del lavoro è indispensabile che il giudice sia coadiuvato da tecnici che possano aiutarlo a porre nella giusta luce i dati che gli vengano prospettati.
In particolare allorché si debbano effettuare i conteggi sui mancati versamenti contributivi o in caso di procedimento per le differenze retributive, sarà necessario affidarsi ad esperti che, mediante una consulenza tecnica, redigeranno una relazione in cui forniranno risposte ai quesiti posti, non solo dal giudicante, ma anche dagli avvocati delle parti.
Certamente i più chiamati in causa sono i consulenti del lavoro e i medici legali, in quanto, i primi, si occuperanno di fornire al giudice un prospetto di quanto dovuto, o non dovuto, al lavoratore, mentre i secondi interverranno ogniqualvolta vi sia la necessità di accertare l’entità di un infortunio, la sussistenza di una malattia professionale o di una patologia derivante da mobbing orizzontale o verticale.
Oltre a tali figure professionali, però, potranno essere chiamati ad intervenire nella qualità di CTU o CTP anche commercialisti o esperti contabili, laddove ad esempio si contesti un licenziamento per giustificato motivo oggettivo causato dal dissesto economico dell’azienda e vi sia l’esigenza di accertare la reale sussistenza di tale stato di difficoltà, così da capire se il licenziamento in questione sia stato legittimo o meno.
Sarà da ultimo il giudice a decidere se e in che misura la sentenza terrà conto delle perizie; è intuibile, tuttavia, che il giudicante, vista l’impossibilità di scendere nel tecnico in materie che non conosce, nonché i costi che impone ogni volta in cui dispone una CTU, finirà con l’affidarsi molto alla parola degli esperti.
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