Compenso Alto Avvocato
La condotta dell'avvocato che richiede compensi non dovuti o sproporzionati configura un illecito istantaneo che si consuma ed esaurisce i suoi effetti nel momento in cui la richiesta è formulata al cliente. Pertanto, la prescrizione dell'azione disciplinare decorre da tale momento.
La tutela dell'immagine e del ruolo dell’avvocato: riflessioni sulla recente pronuncia delle Sezioni Unite
La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezioni Unite, del 20 dicembre 2024, n. 33554, offre uno spunto importante per riflettere sul ruolo dell’avvocato nella società e sull'importanza di distinguere tra eventuali condotte discutibili e il valore della professione legale.
La decisione della Corte: una chiarezza necessaria
La Suprema Corte ha stabilito che la condotta dell’avvocato che richieda compensi non dovuti o sproporzionati rappresenta un illecito istantaneo, i cui effetti si esauriscono nel momento stesso in cui la richiesta viene formulata al cliente. Di conseguenza, il termine di prescrizione dell’azione disciplinare decorre dal momento della richiesta. Questa precisazione assume un valore cruciale, sia per garantire la certezza del diritto sia per definire con chiarezza il perimetro entro cui si colloca la responsabilità professionale.
Un ruolo delicato, spesso frainteso
La professione forense è, per sua natura, esposta al rischio di incomprensioni. L’avvocato opera in un contesto di alta complessità, dove è chiamato a conciliare le legittime aspettative del cliente con l’applicazione rigorosa delle norme e dei principi etici. Questo equilibrio, tutt’altro che semplice, può talvolta essere percepito come una richiesta eccessiva di onorari o come una gestione poco trasparente delle parcelle.
Tuttavia, è fondamentale ricordare che l’avvocato svolge un ruolo essenziale nella tutela dei diritti dei cittadini, rappresentando un presidio indispensabile della giustizia e dello Stato di diritto. La generalizzazione di episodi isolati rischia di danneggiare un’intera categoria professionale, composta in larga parte da operatori onesti e scrupolosi.
La responsabilità del singolo e la salvaguardia della professione
La sentenza delle Sezioni Unite non solo chiarisce i limiti temporali dell’azione disciplinare, ma implicitamente richiama l’importanza della responsabilità individuale. Ogni avvocato è chiamato a rispettare rigorosamente il codice deontologico, ma è altrettanto necessario che i clienti comprendano i meccanismi che regolano il compenso professionale.
Gli onorari non sono il frutto di un arbitrio, bensì il risultato di norme che tengono conto della complessità dell’attività svolta, del tempo impiegato e del valore della prestazione resa. Pretendere trasparenza e proporzionalità è legittimo, ma questo non deve tradursi in una delegittimazione del lavoro dell’avvocato.
L’importanza della fiducia reciproca
La relazione tra avvocato e cliente si basa su un principio cardine: la fiducia. Questa fiducia, però, non può essere unidirezionale. Se da un lato l’avvocato deve operare con correttezza e trasparenza, dall’altro il cliente deve evitare di considerare l’avvocato un mero fornitore di servizi, valorizzandone invece il contributo intellettuale e strategico.
La pronuncia della Corte serve dunque come un monito per tutti: per gli avvocati, affinché agiscano sempre con rigore professionale, e per i clienti, affinché comprendano il valore e la complessità dell’assistenza legale.
Conclusioni
Il caso trattato rappresenta un’occasione per ribadire l’importanza di un equilibrio tra il rigore nel perseguire eventuali abusi e la difesa dell’immagine della professione forense.
È necessario che casi isolati non diventino il pretesto per una delegittimazione generalizzata della categoria.
L’avvocato, nella sua funzione di garante dei diritti, merita rispetto e riconoscimento, senza pregiudizi o semplificazioni che ne offuschino il ruolo fondamentale nella società.
E' importante per l'Avvocato scrivere il patto deciso con il cliente per non avere alcun tipo di problema in futuro, come nel caso di patti a %.